30/07/2014 – STRUMENTAZIONE DEI GRANDI CHITARRISTI: JOE BONAMASSA

Caro/a Guitar-nauta, 

nelle “puntate” precedenti di questa rubrica abbiamo analizzato strumentazioni con architetture piuttosto semplici e lineari, fatte fondamentalmente da chitarra, qualche effetto e amplificatore. Ma quello che vogliamo è dare un’idea di tutta le gamma di possibilità che ci sono, parlando anche di situazioni più complesse. E’ con questo spirito che andiamo a parlare del giovane prodigio del blues Joe Bonamassa e del suo rig. E’ un modo ideale per evidenziare come non esista una regola, e anche ad alto livello si passa da schemi davvero minimali a strutture anche molto articolate. Come puoi vedere dall’immagine risulta persino difficile tenere traccia esatta di tutti i flussi di suono, e anche nel nostro articolo ci limiteremo ad alcuni elementi principali e maggiormente interessanti, visto che un’analisi dettagliata richiederebbe moltissimo spazio e tempo.

Chitarre

Partendo dalle chitarre il marchio Gibson è evidentemente preponderante, con le due Les Paul, una quella firmata dallo stesso Bonamassa e l’altra ispirata al grande Gary Moore. In più abbiamo la classica ed immancabile 335 semiacustica, con ponte mobile. Chiude il parco chitarre la Music Man a doppio manico, con due scalature di corde e accordature diverse (di recente abbiamo avuto modo di vedere Joe dal vivo in Italia, dove usava 12 chitarre acustiche con altrettante accordature diverse..).

 

Effettistica a rack e loop effetti

Veniamo ora al complesso intreccio costituito tra effettistica  ed amplificazione. C’è un primo nucleo di unità a rack, che nelle immagini vedi a destra degli amplificatori. Qui troviamo l’unità wireless, che permette a Joe di muoversi sul palco senza cavo tra i piedi. Il secondo elemento è uno speaker simulator, cioè un apparecchio che simula e sostituisce il suono della cassa di un amplificatore a cui è collegata una delle quattro testate, la Marshall. La terza unità rack  è un cosiddetto buffer, che serve per compensare eventuali perdite di suono causate da catene audio così strutturate, potresti forse avere trovato qualcosa del genere in versione software all’interno di qualche pedaliera multi-effetto. A chiudere la catena rack è il delay della TC Electronics, che in realtà va concettualmente accomunato agli altri tre pedali che nell’immagine vedi subito sotto, a costituire la sezione “ambienti” (delay e riverberi). Ti faccio notare che questi effetti di ambiente, così come altri che vedremo tra poco, non  vengono mandati direttamente nell’ingresso dell’amplificatore, ma collegati in send e return, cioè dopo la preamplificazione, punto della catena audio ottimale per questo tipo di effetti (segui le linee tratteggiate dell’immagine). 

Pedal board

Passando all’analisi della pedal board vera e propria non troviamo grandissime sorprese: wha wha Dunlup, overdrive Tubescreamer Ibanez, distorsore Fuzz Face Dunlop, e un altro delay della Boss, anch’esso collegato nei loop send e return. Quindi tutti pedali piuttosto classici. Più interessante la scelta di avere due pedali switcher, posti a metà della catena di pedali, che permettono di inviare il suono in direzioni diverse. Il primo dirige alternativamente verso l’amplificatore Marshall oppure verso il secondo switch. Il secondo permette di far continuare il suono ai restanti pedali, oppure di inviarlo individualmente alle altre tre testate di amplificazione.

Amplificatori

Parlando nello specifico delle quattro testate, l’unico modello costruito in serie è il Marshall jcm 25/50, che come abbiamo detto non è collegato a nessuna cassa ma al simulatore di speaker mandato poi direttamente nell’impianto. Le altre tre testate (Carol-Ann, Category 5 e Van Weelden) sono prodotti artigianali piuttosto di nicchia, e pertanto difficilmente “raccontabili” a parole nelle caratteristiche, a meno che non si abbia la possibilià di provarlie una  ad una. Tutte e tre vengono fatte confluire in due casse Category 5 da quattro coni ciascuna.

Theremin

Nell’immagine del rig di Joe viene incluso anche il Theremin, sintetizzatore davvero particolare, che si suona “nell’aria” con le mani, che forse potresti aver visto utilizzare in qualche video anche da Jimmy Page dei Led Zeppelin. Il Theremin viene trattato come una chitarra, fatto passare attraverso un paio di pedali e mandato alla testata Category 5.

Conclusioni

Questo articolo dimostra una cosa molto importante: dietro a quello che noi percepiamo come un semplice suono di chitarra ci può essere una struttura e un lavoro enorme. Ogni elemento messo all’interno della strumentazione ha un suo senso, per rispondere alle esigenze del musicista, ciò che conta è che il prodotto finito sia comunque professionale e musicale. Sicuramente questo modello di strrumentazione non è qualcosa che possiamo riprodurre a casa con qualche euro, ma capire alcuni dei meccanismi, le principali direttive che prende il suono può comunque essere utile. In articoli successivi prenderemo in esame altri grandi chitarristi, scoprendo se fanno parte della famiglia della strumentazione articolata o di quella dei minimalisti.

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joe_bonamassa_guitar_rig_2010.jpg

(Immagini: www.guitargeek.com)

 

   

 

claudio cicolin

Buona chitarra e a presto!

Claudio Cicolin

 

 

 

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