GEAR E STRUMENTAZIONE

CHITARRA RESOFONICA O DOBRO

di Sofia Savoia

 

 

La chitarra resofonica, impropriamente chiamata anche dobro, è uno strumento molto particolare e dalla storia interessante.

Fece il suo ingresso nel mondo musicale per ragioni di pura esigenza: le normali chitarre acustiche, specie nei contesti blues e jazz dei primi del Novecento, avevano un volume troppo basso rispetto agli altri strumenti, con il risultato che il chitarrista si ritrovava a suonare più per sé stesso che per il pubblico.

Con il bisogno sempre più pressante di realizzare una chitarra che fosse all’altezza di ottoni e fiati, lo slovacco John Dopyera iniziò i suoi esperimenti per costruire uno strumento adatta allo scopo. Provò quindi ad inserire all’interno della cassa dei coni vibranti in metallo, attaccati al ponte. Le corde, a contatto con questi coni, vibravano ad un volume molto più alto rispetto ad una normale chitarra in legno, rendendola finalmente suonabile in una band senza passare inosservata.

Queste caratteristiche fanno sì che la chitarra resofonica produca un suono unico e metallico, con caratteristiche simili a quelle del banjo.In seguito Dopyera sperimentò molte alternative, variando il numero dei coni e dei materiali utilizzati. Nel 1927 fondò la “National”, azienda specificamente dedicata alla produzione di chitarre resofoniche, per poi uscirne e fondare insieme al fratello la “Dobro”, acronimo di Dopyera Brothers.

Ecco perché, ancora oggi, nonostante il suo vero nome sia chitarra resofonica (in inglese “resonator guitar”), è da molti chiamata semplicemente chitarra dobro, pur essendoci altre aziende – tra cui la già citata National – adibite alla costruzione di questi strumenti. Fu proprio all’interno della Dobro che i due fratelli lavorarono per ottenere una chitarra meno costosa, introducendo il modello a cono singolo.

Se lo scopo iniziale fu quello di avere una chitarra che suonasse ad alto volume, si potrebbe pensare che attualmente la sua commercializzazione sia ingiustificabile, essendo soppiantata dalla chitarra elettrica. Eppure le chitarre resofoniche rivestono un irresistibile fascino per moltissimi appassionati e sono divenute simbolo di molti generi musicali, tra tutti il bluegrass, il country e il blues.

L’uso più tradizionale è infatti legato alla tecnica slide in accordatura aperta, per cui questa speciale chitarra sembra fatta apposta. La sua struttura metallica fa sì che l’attacco e il riverbero siano molto forti, con invece un sustain contenuto. Queste caratteristiche, combinate all’uso del bottleneck, l’hanno resa un vero e proprio strumento-icona della musica tradizionale americana.

Benché sia quindi legata a tradizioni radicate, la resofonica è oggi utilizzata in contesti molto svariati e in particolare nel fingerpicking. La sua rinnovata diffusione ha fatto si che nel mercato abbiano iniziato a circolare anche modelli entry level, una manna dal cielo per molti che vogliono sperimentare qualcosa di nuovo a cuor leggero (le resofoniche professionali sono costosissime).

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Tra i tanti promotori della causa non possiamo non citare Mark Knopfler, che usò la chitarra resofonica, tra le tante, per la meravigliosa Romeo and Juliet.

Il pubblico femminile, poi, seppur forse distratto da dettagli più importanti, avrà potuto ammirare (e invidiare) una chitarra resofonica tra le braccia di Johnny Depp nel film Chocolat.

Per quanto riguarda l’Italia, non si può  dire che sia uno strumento tipico, e tutt’ora non è di facile reperibilità nei negozi di musica, salvo quelli più grandi e ben forniti. Ma, se ne sia ha l’occasione, provare una di queste chitarre è d’obbligo: nessuno può restarvi indifferente, e qualcuno se ne innamora.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

claudio cicolin

Buona chitarra e a presto!

Claudio Cicolin

 

 

 

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