BEATLES O ROLLING STONES?

VINTAGE Vs NUOVO

di Sofia Savoia

 

Cari Guitar-Nauti,

Torna la rubrica “BEATLES O ROLLING STONES?”!

Coppi o Bartali? Apple o Microsoft? Blur o Oasis? La storia, e non solo quella della musica, è piena di simili ed eterne rivalità, mai davvero sopite. E inevitabilmente le persone si dividono in massa, riconoscendosi nell’una o nell’altra fazione. L’universo chitarra non è affatto immune al fascino di queste scaramucce. Un esempio su tutti? Fender vs. Gibson! Non c’è chitarrista che si sia astenuto dallo schierarsi almeno una volta nel rovente dibattito tra due categorie, impegnate nella loro guerra eterna. Abbiamo quindi deciso con questa serie di articoli dedicati, a cura di Sofia Savoia, di dare voce a queste contrapposizioni, toccando i temi più classici: acustica o elettrica? Vintage o nuovo? Plettro o dita? E sarà fondamentale la vostra partecipazione al dibattito scrivendo nei commenti… Pronti a schierarvi? Buona battaglia! – Claudio.

 

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Strumenti vintage vs strumenti nuovi

Il fascino del vintage investe un po’ tutti gli ambiti, dall’arredamento al tecnologico, e gli strumenti musicali non fanno eccezione. Attorno alla chitarra, poi, si è addirittura creata una sorta di misticismo verso gli strumenti anni ’50 e ’60, figli dell’epoca d’oro del rock’n’roll. Ne scaturisce la conseguente e inevitabile polemica: meglio una chitarra vintage o nuova?

Vintage: queste chitarre non hanno solo il fascino del vecchio. Se costruite come si deve, acquisiscono negli anni un suono più caldo e avvolgente, dato dalla stagionatura, che consente al legno di vibrare meglio. Sempre con riguardo al legno, non dimentichiamo che oggi è proibito utilizzarne molti per evitare danni ambientali, con il risultato che alcune chitarre di un tempo sono costruite con materiali oggi introvabili e, secondo alcuni, migliori di quelli disponibili attualmente.
Se ci riferiamo più specificamente alle chitarre elettriche, troveremo musicisti rifiutare un qualsiasi modello costruito negli ultimi venti o trent’anni, poiché la qualità costruttiva sarebbe drasticamente calata in questo periodo, non potendo assolutamente competere con gli anni ’70. Persino i più moderni e precisi pick up di oggi non riuscirebbero, a loro dire, a tener testa a quelli vintage.
Ma è davvero così, o ci si lascia prendere dalla suggestione? Per rispondere occorre fare un distinguo tra chitarre realmente vintage, in buone condizioni e perfettamente funzionanti, e “relitti”, strumenti semplicemente vecchi e scarsamente performanti. Se si punta su Fender, Gibson, Martin per le acustiche, si va abbastanza sul sicuro, ma se ci si rivolge altrove si rischia di imbattersi in qualche fregatura. Ne avremo allora che indiscutibilmente una Les Paul del 1958 suona diversamente di una Les Paul del 2017. Se quest’ultima sia peggio o meglio sta all’ascoltatore deciderlo, ma è innegabile che una differenza, spesso molto rilevante, ci sia.
Il vintage ha anche dei problemi, che sono principalmente i prezzi elevatissimi (spesso il quintuplo rispetto al nuovo) e il rischio di imbattersi in un falso.
La possibilità di essere imbrogliati purtroppo è alta, soprattutto grazie alle tecniche di finitura più moderne, che spesso rendono difficilissimo distinguere un autentico da un falso. In questo caso è bene rivolgersi a qualche esperto del settore e a rivenditori di fama internazionale, che hanno tutto l’interesse nel mantenere una buona reputazione.
Quanto al prezzo, c’è il rovescio della medaglia: gli strumenti vintage in buone condizioni non perdono di valore, anzi, diventano più preziosi e facili da rivendere con il passare del tempo, cosa che non si può dire degli strumenti nuovi.

Nuovo: chi punta su strumenti nuovi, oltre che per le già citate questioni di prezzo, può contare sull’enorme scelta di modelli che offre il mercato, l’immediata reperibilità, l’assistenza e la facilità nel trovare eventuali pezzi di ricambio. La vastità di prodotti rende inverosimile l’ipotesi di non trovare niente che suoni in modo eccellente, tenendo sempre ferma la diversità (non per forza la superiorità) del suono vintage. Sulle chitarre elettriche, non va trascurata la famosa polemica del tonewood, secondo cui, in base a test alla cieca, il legno impiegato per il corpo della chitarra avrebbe una scarsissima (secondo alcuni addirittura nulla) influenza sul suono. Viene da sé allora che legno vecchio o nuovo non fa differenza. Presa di posizione magari opinabile, ma che ha basi abbastanza solide.

Dunque, chi ha ragione e chi torto? Domanda apparentemente sciocca, dato che è evidente che ci troviamo davanti ad una mera questione di gusti. Apparentemente, perché in realtà dietro questa polemica c’è una più profonda riflessione sulle leggi di mercato. Molti chitarristi sono infastiditi dalla “mania vintage” proprio per i prezzi altissimi – a loro dire, ingiustificati – delle chitarre d’epoca. Non è raro imbattersi in discussioni dove chi effettua certi temerari acquisti viene bollato come sciocco, e per l’altro verso l’amante del vintage lamenterà l’abbassamento qualitativo, a causa delle grandi produzioni industriali, degli strumenti nuovi, e dando a sua volta dello sciocco a chi pretende di paragonarli ai vecchi.
Forse i primi parlano con una punta di invidia e i secondi con una punta di arroganza.
Non è tanto importante decidere se si è speso di più o di meno, quanto essere consapevoli di ciò che si ha in mano. D’altronde sappiamo che una chitarra, per il chitarrista, non è un mero strumento.
 

 

Sofia Savoia

 

 

 

 

 

 

 

claudio cicolin

Buona chitarra e a presto!

Claudio Cicolin

 

 

 

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