GEAR E STRUMENTAZIONE

LA STORIA DI EPIPHONE GUITAR

di Sofia Savoia

 

Cari Guitar-Nauti,

Che cos’è Epiphone? Per alcuni, un marchio di seconda categoria. Per altri, nient’altro che una copia economica di Gibson. E per altri ancora, un gioiello nascosto e sottovalutato.
Quando si parla di Epiphone, le opinioni sono sempre tante e spesso discordi, e questo già la dice lunga su come, lo si voglia ammettere o meno, questa azienda rivesta un ruolo storico e importante nel mondo degli strumenti a corda.

epiboysNon a caso, la storia di Epiphone è lunga, travagliata e affascinante. Tutto nasce in modo apparentemente anonimo e modesto: un giovane liutaio, Anastasio Stathopoulo, realizzava liuti, mandolini e violini. Non siamo negli Stati Uniti d’America, ma in Turchia (all’epoca Impero Ottomano), è il 1873, e Anastasio, origini greche, inizia a diventare conosciuto per l’ottima qualità dei suoi strumenti. Nel 1909 decide di cercare fortuna altrove, ovviamente in America, dove, alla sua morte, l’attività verrà presa in mano dal figlio primogenito, Epaminondas, detto “Epi”. Epi eredita dal padre l’abilità a costruire, ma ha anche uno spiccato senso degli affari e fiuto per l’innovazione. 

Il vecchio negozio del padre viene rinominato “The House of Stathopoulo, Quality Instruments Since 1873”  e il primo strumento realizzato con la firma di Epi è un banjo. Fu proprio il banjo a sostituire, progressivamente, l’originaria produzione di liuti e mandolini, proprio perché Epi intuì che quello era lo strumento più amato all’epoca e su cui occorreva investire. Su questa scia di novità ed espansione, venne nuovamente cambiato il nome dell’azienda, destinata a divenire così celebre: Epiphone, ad unire il nome Epi con “phone”, che in greco significa “suono”.

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Epiphone divenne in breve tempo sinonimo di eccellenza e precisione, con una sempre più massiccia produzione di banjo. Eppure, per Epi e i suoi fratelli, questo successo non era ancora sufficiente.

La prima chitarra acustica marchiata Epiphone viene realizzata nel 1928, con l’intento preciso di competere con il marchio che Epi stesso ritiene essere il suo più diretto rivale: Gibson.

Tuttavia la prima produzione di chitarre non riscontrò il successo sperato: il volume, a causa delle dimensioni ridotte della cassa, non era sufficiente e, almeno per il momento, la speranza di rivaleggiare con Gibson rimaneva un obiettivo lontano.

La vera svolta arriva con l’introduzione del modello Masterbilt, ad iniziare una lunga tradizione di chitarre archtop di ottima fattura. Da qui inizia una vera e propria guerra aperta con Gibson: le due case fanno a gara per introdurre nuovi modelli e innovazioni, spesso influenzandosi a vicenda. È solo nella seconda metà degli anni ’30 che Epiphone riesce ad espandere la sua reputazione di eccellenza anche alle chitarre, fornendo gli strumenti ai più famosi musicisti dell’epoca, tra cui un certo Les Paul.

In quegli stessi anni, lo spirito avanguardistico di Epi porta all’introduzione dei primi modelli elettrici insieme agli amplificatori.

Il periodo idilliaco trova la sua fine verso gli anni ’50, complice la scarsità di materiali conseguente alla seconda guerra mondiale. L’azienda, ormai incapace di competere sul mercato, si trova sull’orlo di una crisi forse irrimediabile. È in questo momento cruciale che il  chitarrista Les Paul, che aveva da poco prestato il nome alla celeberrima Gibson Les Paul, suggerisce al presidente della Gibson, Ted McCarty, di prendere in considerazione un contratto con Epiphone. Guarda caso, McCarty si mostra interessato alla linea di bassi Epiphone: in risposta, gli venne offerta l’azienda intera. McCarty accettò, così, nel 1957, la famiglia Stathopoulo cedette definitivamente l’attività.
Sarebbe potuta essere la fine di Epiphone, in quanto l’idea originale di McCarty era quella di trasferire i bassi Epiphone nel catalogo Gibson. Si trovò poi una diversa soluzione: Gibson era estremamente selettiva riguardo i rivenditori cui concedere il contratto per vendere i suoi strumenti. Per testare l’affidabilità di nuovi rivenditori si scelse quindi di concedere loro la vendita di strumenti garantiti qualitativamente da Gibson, ma con marchio Epiphone, la cui nuova sede divenne la cittadina di Kalamazoo, nel Michigan. In questo modo, non solo il nome di Epiphone rimase in vita, ma anche la sua eredità. Non ci si limitò, infatti, a realizzare repliche dei già esistenti modelli Gibson, ma si diede anche ampio spazio alle chitarre originarie Epiphone, tra cui l’Emperor (che venne a costare più delle Gibson stesse!), e a modelli totalmente nuovi, come la Sheraton.

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La rinascita, verso la fine degli anni ’60, fu coronata dalla famosa Epiphone Casino, scelta, tra gli altri, dai Beatles.

Negli anni successivi, complici problemi finanziari e scelte commerciali più convenienti, la produzione si spostò prima in Giappone e poi in Korea, con un netto calo di vendite negli anni ’80, dovuto al cambio di amministrazione Gibson, che scelse si concentrarsi quasi esclusivamente su quest’ultima.

Negli anni ’90, finalmente, Epiphone torna in auge in tutto il suo splendore, con le rinnovate Les Paul ed SG. Fu quello il periodo di ritorno dei grandi modelli classici che avevano segnato la storia di Epiphone; bassi e chitarre (Casino, Sorrento e Rivoli, per citare i nomi più celebri) che attendevano solo di essere riportate alla luce, e chi si decise di tornare a produrre confidando nell’interesse che il nome Epiphone non aveva mai smesso di suscitare nei chitarristi di ogni genere.

Il successo dell’operazione fu confermato dai molti artisti di fama internazionale che scelsero quegli strumenti, tra cui Chet Atkins e Noel Gallagher.

 

In un mercato ultra competitivo come quello di oggi è superfluo notare come gli investimenti in pubblicità e sponsorship siano spesso più importanti della qualità, nel determinare la popolarità di un prodotto. Ed Epiphone, con la sua politica concentrata su strumenti a prezzi abbordabili, non sfugge certo alle leggi del marketing. Non occorre nemmeno ribadire l’ovvia constatazione che una Gibson è una Gibson, e una Les Paul non-Gibson, per quanto di ottima fattura, rimane una non-Gibson. Ma Epiphone non è fatta solo di chitarre non-Gibson. Il suo catalogo è vasto, composto da tradizione e nostalgia così come da innovazione. Dell’originale eccellenza che ne decretò la fama, quella voluta e agognata dalla famiglia Stathopoulo, forse è rimasto poco. Eppure, anche se a tutti piacerebbe di più il prodotto artigianale di una stoica aziendina a conduzione familiare piuttosto che di una enorme multinazionale, Epiphone tiene in vita il suo antico retaggio ed è ancora la prima scelta di tanti affezionati che forse non ne conoscono la storia, ma ne hanno colto il valore.

 

Sofia Savoia

 

 

 

 

 

 

 

claudio cicolin

Buona chitarra e a presto!

Claudio Cicolin

 

 

 

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