GEAR E STRUMENTAZIONE

LA STORIA DI GRETSCH GUITARS

di Sofia Savoia

 

Cari Guitar-Nauti,

il marchio Gretsch è uno dei più amati dai cultori della chitarra, soprattutto per le sue leggendarie semiacustiche. La sua nascita risale al 1883 ad opera di Friedrich Gretsch, un giovane immigrato tedesco di New York. Come molti produttori di strumenti musicali dell’epoca, si dedicò inizialmente alla realizzazione di banjo, ma molto famoso divenne anche il suo lavoro con le percussioni.

gretsch-chet-atkinsL’attività venne mantenuta in famiglia per moltissimo tempo: passò prima al figlio Fred e poi al nipote Fred Jr. Grazie al loro costante impegno e attenzione per le innovazioni, l’azienda si guadagnò in breve tempo un’ottima reputazione, iniziando a produrre chitarre verso il 1930. Gli anni ’50 videro la nascita di strumenti tutt’ora iconici come la 6120 Nashville e la Duo Jet. Questi strumenti furono suonati dai chitarristi più in voga del momento, tra cui Chuck Berry e Bo Diddley. Chet Atkins ne divenne addirittura endorser, e a suo nome fu realizzato lo speciale modello 6120 Chet Atkins.

La Gretsch Guitars era l’unica, in quel periodo, a poter competere contro Fender e Gibson almeno fino agli anni 60′, dove dominava il mondo del rockabilly, capitanato da Elvis Presley, possessore di una Gretsch Country Gentleman.

gretsch-george-harrisonQuello stesso modello fu utilizzato da George Harrison, mentre John Lennon optò per la Nashville Double Cutaway.

Il successo di quegli anni fu tale che riesce difficile analizzare la situazione che ne seguì. Pensandoci bene, l’iter è stato simile a quanto accadde ad Epiphone, che dopo anni di splendore fu venduta e il suo destino cambiò per sempre. Nel 1967 Fred Gretsh Jr. decise di vendere la compagnia, principalmente perché non riuscì a trovare nessuno in famiglia cui cederne le redini. Venne quindi acquistata dalla Baldwin Pianos, una delle più importanti aziende produttrici di pianoforti e tastiere di quel periodo (oggi, ironia della sorte, acquisita da Gibson), che probabilmente non capì il potenziale di ciò che aveva  tra le mani.

La crescente popolarità del rock e la Stratocaster di Jimy Hendrix, provocarono un inarrestabile calo di interesse per le chitarre semiacustiche, con sempre più richiesta per le solid body che tutt’oggi la fanno da padrone. Anziché rispondere adeguatamente all’attacco, Baldwin sembrò lasciare Gretsch a sé stessa, la qualità degli strumenti peggiorò e nel 1979, dopo la morte di Fred Jr., anche Chet Atkins abbandonò il marchio, che venne definitivamente chiuso nel 1981.
Questa sembrò essere l’ingloriosa fine di un’azienda che aveva fatto la storia della musica contemporanea, ma fortunatamente non fu così: la famiglia Gretsch conservò amore filiale verso il marchio, e nel 1985 il nipote di Fred Jr. (chiamato anch’esso Fred!) e sua moglie riacquistarono l’azienda, con l’intento di riportarla agli antichi splendori.

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Dato che il mercato statunitense si rivelò sempre più competitivo, si decise di spostare la produzione in Giappone, dedicando gli anni ’90 alla riedizione dei modelli più storici. Anche in questo caso, la complessa situazione commerciale e la necessità di tornare a farsi notare portò a scelte discutibili, che entusiasmarono pochi chitarristi. I nuovi modelli, pur volendo ricalcare lo stile degli anni ’60, presentavano evidenti componenti più moderne e poco calzanti, lasciando in generale una certa perplessità tra gli acquirenti. Una cosa però era indiscutibile, e cioè la qualità e la cura nella realizzazione degli strumenti. Fu proprio questa scelta strategica a consentire a Gretsch di ritrovare, qualche anno dopo, il suo buon nome.

gretsch-frusciantePer far fronte alle esigenze di marketing e distribuzione, oggi indispensabili per avere successo, Gretsch guitars trova un accordo con Fender nel 2002, rimanendo però saldamente in proprietà alla famiglia Gretsch.
Il contributo di Fender, grazie ai notevoli mezzi commerciali a sua disposizione, ha portato un netto miglioramento, con particolare attenzione per modelli che rappresentino fedelmente l’era vintage, sia nel corpo che nei pickups. Allo stesso tempo, non dimenticando i chitarristi più giovani, vengono introdotti modelli totalmente nuovi.

Attualmente Gretsch vive un periodo di splendida rinascita, nel 2007 la famiglia di Chet Atkins ha acconsentito che il suo nome tornasse a svolgere il ruolo di endorser per la compagnia, con la Chet Atkins Hollowbody e la Chet Atkins Tennessee Rose. In questo particolare momento di attenzione per le tradizioni e di sguardo al futuro al tempo stesso, appare rassicurante l’uso di chitarre Gretsch da parte di artisti come Bono, John Frusciante e Lady Gaga, tutti a rappresentare mondi musicali diversi. Le cose sono cambiate, ma la famiglia Gretsch continua a prendersene cura.

 

 

 

 

Sofia Savoia

 

 

 

 

 

 

 

claudio cicolin

Buona chitarra e a presto!

Claudio Cicolin

 

 

 

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