02/07/2014 – STRUMENTAZIONE DEI GRANDI CHITARRISTI: STEVIE RAY VAUGHAN 

 

Caro/a Guitar-nauta,

srv.jpgtorniamo a parlare di strumentazione dei grandi chitarristi. Oggi si tratta davvero di uno dei più grandi in assoluto, nell’ambito specifico del blues ma anche in generale. Stevie Ray Vaughan fondeva una tecnica straripante con un feeling  che gli ha permesso (forse unico bianco insieme a Clapton) di sedere nell’Olimpo dei mostri sacri di questo genere. Complice anche la sua prematura e tragica scomparsa, dopo un concerto suonato con lo stesso Clapton, Buddy Guy e altri. Passiamo all’analisi del suo “gear” e partiamo davvero dall’inizio, cioè dalle corde. Molti, cercando di ripordurre il suono dei chitarristi che più si amano, vanno diretti al modello di chitarra, all’amplificazione, all’effettistica, saltando completamente dei dettagli che si rivelano determinanti. Questo è il caso di Stevie Ray: se vogliamo un suono simile al suo non possiamo prescindere dalla scalatura 013 delle corde! E’ una scalatura enorme, più comunemente usata sulla chitarra acustica, ma parte determinate del suo suono. Si narra persino che a Stevie sanguinassero i polpastrelli dopo  lunghe sedute di esercizio.. Venendo alle chitarre si rimane sostanzialmente nel mondo stratocaster (almeno in questa istantanea del 1985), e anche i due esemplari non Fender sono comunque delle repliche più e meno fedeli di una Strat. Notare sulla “Number One”, chitarra firmata SRV, poi riprodotta in serie e venduta da Fender, il particolare del ponte e della leva “mancini”. Il segnale esce dalla chitarra ed entra nel loop selector della MXR, che sdoppia il suono in due percorsi. Un segnale  va al loop costituito da wha wha della Vox e Tubescreamer (celeberrimo everdrive della Ibanez). Il rimanente apparecchio che vediamo nella pedaliera è lo “switch” per il riverbero e il vibrato dell’amplificatore Fender Vibroverb.  L’altro segnale va invece diretto allo splitter. Questo scatolotto è un “1 in e 5 out”, il che significa che permette di entrare con un segnale e moltiplicarlo in 5 segnali di uscita, i quali vanno ciascuno a un diverso amplificatore. Non  si vede un controllo che permetta di selezionare l’uno o l’altro amplificatore, quindi dagli elementi che abbiamo dobbiamo assumere che essi venissero usati sempre tutti contemporaneamente. Gli amp sono Marshall Major, una sorta di testata Plexi 200W, Fender Vibroverb, due Fender Super Reverb e infine un testata e cassa Dumble. Quest’ultimo è un amp artigianale costruito in California e utilizzato tra gli altri anche da Carlos Santana. In sostanza il setup del nostro è qualcosa di piuttosto diretto, che risponde al classico modello “chitarra e amp”, senza troppi fronzoli. Il piccolo loop di due pedali, wha e overdrive, permette di spingere il suono  su determinati assoli o riff. Per il resto quello che rimane è un bel muro di amplificazione, equamente diviso tra suono rock Marshall e Dumble, e la tipica brillantezza data dai combo Fender. Da notare che già nel 1985 l’esplosione del digitale imperversava, le distorsioni si erano fatte più pesanti e “finte”, ma Stevie rimaneva coerente su un approccio vintage anni ’60, forse in onore del suo padre spirituale, Jimi.

 

 

 

 

 

(Immagine: www.guitargeek.com)

 

 

 

 

 

claudio cicolin

Buona chitarra e a presto!

Claudio Cicolin

 

 

 

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