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Caro/a Guitar-Nauta

Con questo articolo cercherò di dare alcune linee guida sull’argomento, senza la pretesa di essere esaustivo; ho scelto di cominciare questa rassegna didattica dai bambini proprio per la delicatezza dei soggetti in questione e dell’argomento, molto poco conosciuto, sviscerato, dibattuto. Farei partire l’analisi da una semplicissima domanda: l’insegnamento ai bambini, per quanto riguarda la chitarra, può essere del tutto analogo a quello rivolto agli adulti o è necessario un percorso specifico? Possiamo cioè utilizzare gli stessi materiali, le stesse procedure, gli stessi parametri che guidano le nostre lezioni con persone adulte o tutto deve essere stravolto?
La risposta corretta potrebbe trovarsi a metà strada.

Se è infatti vero che in fondo, a livello meramente tecnico e didattico, le cose da insegnare a un principiante sono quelle, la vera discriminante sta nella modalità con cui vengono proposte. Qui voglio subito aprire una parentesi che riguarda direttamente gli insegnanti, e porre un’altra domanda: che cosa deve essere o rappresentare, esattamente, un insegnante di chitarra e di musica? Un modo vecchio per rispondere a questa domanda è affermare che il docente è sostanzialmente un tecnico, qualcuno che ha il compito di fare un’iniezione di capacità e di conoscenze.
Questo genere di risposta ha ancora oggi una sua validità, nel caso ad esempio di studenti adulti, che abbiano deliberatamente scelto di affrontare lo studio dello strumento, e che siano fortemente motivati ad avere dei miglioramenti concreti sotto il profilo, appunto, tecnico.

Ma con tutte le altre tipologie di allievi invece, cosa succede? L’insegnante può ottenere dei risultati con l’allievo hobbista, con l’allievo lavoratore, con l’allievo chitarrista da spiaggia? Assolutamente no. Anzi, è un dato di fatto che le maggiori frustrazioni spesso arrivano proprio a causa di quegli insegnanti che non sono in grado di interpretare il giusto ruolo per le varie tipologie di allievo.
E questo fenomeno non può che amplificarsi esponenzialmente se parliamo di bambini! Con loro un percorso incentrato sul tecnicismo è destinato a fallire, sempre e comunque. A meno che non si parli di insegnamento coattivo operato in alcuni regimi come la Korea del Nord, dove la musica viene somministrata a forza a bambini-cavia, ma entriamo in uno scenario che ben poco ha che fare con l’educazione e l’amore per i più piccoli…

Tornando a noi, qual è quindi il giusto ruolo dell’insegnante per bambini, se non quello detto sinora? L’espressione che meglio fotografa la risposta è “educatore-intrattenitore“. Qui non si tratta evidentemente di fare il clown o il giullare, ma di avere un linguaggio che possa essere recepito dai bambini, che semplicemente possa funzionare. Anche in questo ambito avere il giusto codice comunicativo ha un’importanza basilare, pena il fallimento. Spesso ho visto insegnanti utilizzare con i fanciulli le stesse modlità comunicative usate con gli adulti, non accorgendosi di stare sostanzialmente sprecando fiato e tempo.

Non sto necessariamente parlando di terminologia; è abbastanza evidente per chiunque che determinati termini non possano e non debbano essere utilizzati con i bambini (anche se purtroppo in molte scuole ancor oggi vengono costretti i fanciulli già dalla prima lezione a imparare termini come “semibiscroma”…). Qui sto parlando di avere un modo di fare, o meglio di essere, che sia compatibile con quello dei bambini, di appartenere allo stesso universo!
Potrei provocatoriamente dire che rischia di ottenere risultati migliori un professionista dell’educazione infantile, come ad esempio un laureato o esperto in scienze dell’educazione che non sa nulla di musica, rispetto a un diplomato in conservatorio che non sa nulla di bambini.

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Fatta tutta questa premessa vorrei dare ora delle linee guida, iper-semplificate, che permettano di avvicinare il giusto approccio.

  • Teoria musicale in senso stretto non nella prima o nelle prime lezioni
  • Teoria musicale fornita con il contagocce e “mascherata” da attività ludica
  • Arrivare a far suonare qualcosa quanto prima, già dalla prima lezione, se possibile
  • 1 solo obiettivo principale per lezione, proposto nelle primissime battute della lezione
  • Rispetto per la soglia di attenzione dei bambini, spesso della durata di pochi minuti su un’ora di lezione
  • Cercare di far passare il nostro messaggio principale in quei pochi minuti
  • Posizionare sempre la parte più divertente a fine lezione

Questi sono solo i primi spunti per un efficace approccio con i bambini, molto altro può ovviamente essere detto, ma è importante partire con la giusta forma mentis. È anche importante, una volta compresa qual è l’attitudine necessaria, chiedersi onestamente se si è disponibili ad indossare tale ruolo, che obiettivamente non è per tutti. Se non ci sentiamo inclini a questo genere di “rivoluzione” nelle nostre consuetudini possiamo anche decidere di non occuparci di formazione con i bambini, non ci sarebbe scelta più onesta.

Se invece riusciamo a percepire il tipo di ricchezza che questa esperienza è in grado di regalare alle nostre abilità come insegnanti allora forza, non aspettiamo oltre!

 

claudio cicolin

Buona chitarra e a presto!

Claudio Cicolin

 

 

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