ROCK HISTORY

di Simone Savasta

Cari Guitar-Nauti,

torna “Rock History”!

Simone Savasta ci parla infatti della gloriosa storia del rock con un’attenzione particolare alla dimensione live: scopriremo tutte le curiosità legate ai grandi concerti che hanno segnato la storia, visti sia sotto l’aspetto strettamente musicale che, perché no, nel contesto socio-politico in cui si sono svolti. Sarà come esserci stati 🙂 Buona Lettura! – Claudio.

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GLI STONES A CUBA: LA LIBERTÀ DEL ROCK

di Simone Savasta

 

 

Per anni, dopo la fine della seconda guerra mondiale, il mondo è rimasto diviso in due parti: le liberal-democrazie occidentali da una parte ed il blocco socialista sovietico dall’altra. La contrapposizione fra questi due mondi completamente diversi fra loro, anche se entrambi accomunati da numerose contraddizioni interne, ha creato un clima che è stato più volte definito come “equilibrio del terrore”.

Due mondi in sfida, una tensione continua che però ha garantito in Europa anni di pace e sviluppo. La perenne competizione fra USA e URSS ha portato, per esempio, il 12 aprile del 1961 il cosmonauta sovietico Jurij Gagarin ad essere il primo uomo a volare nello spazio, e il 21 luglio 1969 l’astronauta americano Neil Armstrong il primo uomo a mettere piede sul suolo lunare.

Questo clima di sviluppo e pace è stato il risultato però dell’esportazione di numerosi conflitti in paesi lontani del terzo mondo, che hanno causato delle guerre di inaudita violenza come il conflitto coreano del 1950-1953 o l’esperienza statunitense in Vietnam.

 

 

 

 

 

 

 

Uno dei momenti di massima tensione tra Unione Sovietica e Stati Uniti avvenne però in una piccola isola posta tra il mar dei Caraibi, il golfo del Messico e l’oceano atlantico, non troppo lontana dalle coste della Florida, tra il 16 e il 28 ottobre del 1963; stiamo parlando della crisi missilistica di Cuba, avvenuta poco dopo la rivoluzione guidata da Fidel Castro e Che Guevara. Tutto il mondo rimase con il fiato sospeso con il terrore di un’immediata guerra nucleare causata dal braccio di ferro tra Kennedy e Nikita Krusciov.

Il cosiddetto equilibrio del terrore di cui abbiamo parlato è venuto però mancare tre il 1989, anno della caduta del muro di Berlino (simbolo della divisione tra USA e URSS), ed il 1991, anno della dissoluzione dell’Unione Sovietica.

Con la caduta della cortina di ferro ha prevalso un unico sistema, ovvero quello neoliberista. Secondo lo storico e politologo Francis Fukuyama, con la fine della guerra fredda, finisce in qualche modo anche la storia stessa, poiché non esiste più una contrapposizione al sistema capitalista, il quale è diventato il padrone indiscusso del mondo.

Con la fine dell’URSS sono caduti la maggior parte dei paesi comunisti, ma proprio alle porte degli USA è ancora oggi in piedi Cuba, prima di Fidel ed ora di Raul Castro, che da anni resiste agli embarghi statunitensi, da poco rinnovati, che mettono in ginocchio l’economia cubana.

 

 

Simbolo dello sviluppo artistico e culturale degli anni della guerra fredda sono gruppi che hanno letteralmente fatto la storia con i loro album, come ad esempio i Rolling Stones. Le loro canzoni hanno segnato un’epoca e sono tuttora impresse nelle menti di milioni di persone in tutto il mondo.

Nella piccola Cuba però le canzoni dei quattro rocker non sono così famose: assaggiare la libertà del rock’n’roll in un paese dove gran parte dei concerti sono vietati è un’impresa ardua. Nel 2016 Mick Jagger, Keith Richards, Ronnie Wood e Charlie Watts hanno deciso di regalare al popolo cubano un concerto unico e indimenticabile: gli Stones sono infatti la prima ed unica rock band ad essersi esibita in un gigantesco concerto gratuito davanti a centinaia di migliaia di persone all’Avana.

 

 

Il cielo nero della notte fa da sfondo a centinaia di bandiere cubane sventolanti, a colori vivaci e all’incredibile energia dei quattro vecchi rocker più giovani di sempre, i quali con la loro musica sono riusciti ad aprire una porta chiusa da anni che sembrava non potersi mai più aprire.

Gli Stones, come una vera e propria istituzione, si esibirono 5 giorni dopo la visita di Barak Obama nel paese, il quale fu il primo presidente degli Stati Uniti a visitare Cuba dopo 88 anni. Il concerto fu programmato diversi mesi prima del suo annuncio pubblico mentre la band era in tour in Sud America nel 2016, intitolato América Latina Olé Tour 2016. Il grande spettacolo era originariamente previsto per il 20 marzo; poco dopo avvenne però l’annuncio che il presidente Obama sarebbe arrivato nell’isola lo stesso giorno e dunque si decise di spostare il tutto al 25 marzo.

Una volta spostata la data di 5 giorni a sollevare obiezioni sull’evento ci fu il Vaticano, che chiese alla band britannica di posticipare ulteriormente il concerto poiché il 25 marzo sarebbe stato Venerdì Santo.

I cantori di Sympathy for the devil non potevano però scendere a patti con il Papa ed il concerto si tenne lo stesso il 25 marzo del 2016.

 

 

È sera quando la band sale sul palco: l’ultimo ad arrivare è Mick Jagger. L’apertura ha le note di JumpinJack Flash ma non mancano altri grandi classici come Angie, Satisfation, Miss You o Its Only RocknRollSaltano, corrono da una parte all’altra del palco con una sigaretta in bocca fra un riff di chitarra e l’altro; un’energia unica anima ben 700.000 spettatori tra cubani e turisti sapientemente infiltrati.

A seguire gli Stones non c’erano però solo gli occhi del pubblico ma anche le macchine da presa del regista Paul Dugdale, chiamato a dirigere i lavori per la realizzazione di un film del concerto, che prenderà il nome di “Havana Moon”. Le registrazioni esaltano a pieno la forza del gruppo: le corse e i salti di Jagger e Wood, i sorrisi di Keith, l’eleganza di Charlie “Che” Watts (così lo presenta Jagger).

 

 

Ad accompagnare i giovani vecchietti sul palco ci sono i tastieristi Chuck Leavell e Matt Clifford, il bassista Darryl Jones, i coristi Sasha Allen e Bernard Fowler, e ai fiati Tim Ries e Karl Denson.

Quella sera di 5 anni fa all’Avana si è semplicemente fatta musica, si è fatto il vero rock, quello che con il suo inno di ribellione e libertà ha avuto la capacità di unire due mondi da tempo in conflitto. Keith Richards, nel prologo della pellicola, afferma con orgoglio “I Rolling Stones riescono laddove falliscono i governi”.

Possiamo dire che quel 25 marzo del 2016 all’Avana le sei corde guidarono una seconda rivoluzione che nessuno dimenticherà mai.

 

 

Simone Savasta

 

 

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